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Il valore delle lavagne interattive (vedi post in merito) è induscitibile, ma il problema rimane sempre la formazione dei docenti, in quanto, come spesso accade anche con altre tecnologie, manca l'effettiva connessione tra l'utilizzo dello strumento e la modalità di fare lezione.
Tutto ciò è stato messo in luce dalla rassegna "Scuola 8.0", il seminario internazionale sull'uso della lavagna interattiva nella didattica, che si è svolto a Bologna la scorsa settimana.
Al convegno in questione hanno partecipato 700 persone tra studenti e docenti, i quali hanno reso pubbliche le loro esperienze con il suddetto strumento. Nonostante fossero presenti anche esponenti di altre regioni, l'Emilia-Romagna e in particolare la città di Bologna si sono distinte per la loro capacità di innovazione e sperimentazione, come dimostrato dalla rapida adozione delle lavagne multimediali nelle scuole del luogo.
Luigi Guerra, preside della facoltà di Scienze della formazione dell'Università di Bologna, durante il seminario ha parlato di una "deriva tecnocratica in assenza di chiari modelli metodologici di riferimento sull'uso della lavagna". Per questo si è impegnato, con il suo dipartimento, ad approfondire il problema.
Dell'importanza degli strumenti multimediali a scuola se n'è resa conto anche la Fondazione Carisbo, che nel 2006 ha donato a tutte le scuole di Bologna un'aula con l'intera strumentazione e, per l'anno prossimo, essa si è già detta disponibile a fornire un secondo kit di lavagne interattive.
Come spesso accade il problema non sono i mezzi in sè, ma l'effettiva applicazione degli ultimi ritrovati tecnologici alla didattica: uno strumento innovativo di cui non si sfruttano adeguatamente le potenzialità non giova all'apprendimento, bensì penalizza tutti quesgli studenti che potrebbero beneficiare di pratiche di insegnamento che nella realtà non vengono messe in atto.
Post scritto da Rossella Farina
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